Nel Sannio la Madonna è nera
di Giovanni SCAFURO

“Benedicimmo a Santu Barbato che spaccaje l’arbere ‘e noce e nun fece j cchiùllà i diavole e cchelle femmene brutte de’ streghe”.
Così recita l’antichissima preghiera a San Barbato che i beneventani usavano ripetere la notte dell’ultimo di ottobre, per ricordare l’abbattimento del famoso noce e la conversione al cristianesimo.
Una presa di distanza, quella della tradizione orale popolare, netta tra il mondo religioso e quello della stregoneria.
Eppure, un interessante lavoro multimediale dal titolo:”La leggenda delle streghe e le tradizioni del Sannio beneventano” curato dallo studioso Enzo Gravina, sembra,in parte confutare, l’ipotesi di una separazione netta tra rituali cristiani e paganeggianti. A tal punto da proporre una chiave di lettura dei rituali ottobrini diversa da quella dissacrante ed anticlericale, comunemente accettata dai più.
Sfogliando, o meglio cliccando all’interno del CD appare emergere una ipotesi di lavoro suggestiva: il ritualismo dei riti magici è intimamente connesso con la religiosità universale dell’Uomo e,quindi, con la cristianità. Come ciò possa accadere lo si può desumere da alcune evidenze.
Innanzitutto, sin dall’antichità, in tutte le culture occidentali il periodo viene festeggiato e ricordato come momento di profondo cambiamento. La recente moda importata dai paesi anglosassoni , è in realtà legata a culti e tradizioni nostrane come la Calenda o Samhain, il capodanno pagano.
Fine dell'estate e inizio dell'inverno per i Celti, questa festa viene anche considerata la terza ed ultima festa del raccolto. Un momento di riflessione interiore, di abbandono del vecchio e di preparazione al rinnovamento. La notte di questa festa è anche il momento dell'anno in cui le "separazioni" tra le rappresentazioni della realtà si assottigliano, e il contatto è più intenso.
In passato, infatti, si riteneva che proprio in questa notte, gli spiriti dei defunti tornassero a camminare sulla Terra, a fare visita ai vivi, e, a tal fine, si mettevano fuori casa lanterne ad indicare il cammino agli spiriti.
Temi, questi, intimamente legati con la dottrina della Fede e il simbolismo cristiano.
A tal punto da rendere, per certi aspetti, difficile discernere quale delle due culture abbia sopravanzato l’altra o, meglio, se esse siano espressioni diverse ed antitetiche di un comune cammino di fede. Non è un caso che la religiosità popolare, soprattutto nel passato,si sia contaminata di elementi feticisti e rituali autoctoni ed estranei alla tradizione cristiana. Figure di misticismo come, ad esempio, quella degli eremiti venivano ingigantite, nella considerazione del popolo, dall’adozione di forme rituali pagane se non addirittura magiche od esoteriche. Il rapporto così stretto e quasi complementare tra fede cristiana forme di paganesimo o di magia è percepibile immediatamente da un’analisi complessiva etno-antropologica del territorio sannita.”Voglio sfatare”- ci spiega Gravina-“una dei luoghi comuni sulla mia città: il numero di streghe nel Sannio è stato sempre sovrastimato.
Accadeva spesso,in passato, che anziane donne senza mezzi di sostentamento si dichiarassero streghe per carpire la buona fede e il cibo dei beneventani terrorizzati da possibili fatture!”In questo contesto la situazione di Benevento appare particolarmente interessante: una località che, per secoli, è stata crocevia tra culture provenienti dall’Est e quella cristiana dello Stato Pontificio. Questo scambio ha consentito, anche, di poter esaminare assonanze ed analogie tra rituali esoterici e cristiani. Benevento è, nell’immaginario collettivo, considerata città magica. Sarà per i macabri rituali, simili all'odierna fattura, risalenti all’epoca preromana e proseguiti fino a tutto il medioevo.
Sarà per il culto della dea Iside e,poi, di Diana, oppure del dio longobardo Whotan, fatto è che, come dice Gravina,” il popolo ha creduto, nonostante tutto, nella magia e nel diavolo una presenza che reggesse le sorti della città”. Insieme, ovviamente, all’autorità ufficiale sia politica che religiosa, che, nella città sannita, era proprio lo Stato Pontificio. Autori come Francesco Redi già in epoca medioevale indicavano, nei loro carmi,la città come patria della stregoneria.
Il noce magico era il punto d’incontro del raduno generale di streghe e demoni. Un meltin’pot, come si direbbe oggi, tra esoterismo, stregoneria e divinazione.
Così, molti secoli prima delle mode americane, la notte dell’ultimo di ottobre, a Benevento, era la notte delle streghe. Sabba si chiamavano i riti del 31 ottobre che si svolgevano presso il famoso noce vicino al fiume che da qui prese il nome di Sabato.
Da qui la coabitazione a volte discreta, a volte invasiva tra la cultura religiosa cristiana e forme di esoterismo pagano e di magia. “Le cronache raccontano”- ci spiega lo studioso-“ che fino alla metà del XX secolo fossero presenti a Baselice e a San Bartolomeo in Galdo (località a pochi km da Benevento, ndr), ben due scuole di stregoneria perfettamente funzionanti!”
“Abbiamo riscoperto la natura intima delle nostre origini”- conclude il regista Ettore Melisse –“ con un percorso unico nella memoria popolare del Sannio che, grazie al sottofondo musicale folk dei fratelli Amerigo e Marcello Ciervo, è per certi tratti, anche avvincente”.
.